Scrivere insieme...



Un racconto a 642 dita e 170 occhi... circa


È una storia che vale la pena d'essere raccontata e condivisa, almeno così credo. Tutto è nato lo scorso anno, alla scuola elementare padre Marella di Bologna...

domenica 25 maggio 2014

Il racconto della 2C: Shh è un segreto!!

L'ultima email che conclude anche l'avventura con la 2C della scuola elementare padre Marella  è un urlo liberatorio di gioia che raccoglie tutta la voglia di condividere qualcosa di prezioso, la loro storia. E lo è davvero perchè esprime emozioni, paure, desideri tutti personali e diventati patrimonio comune della classe. Il titolo del racconto non è rappresentativo della trama ma esprime probabilmente un desiderio:" Grandi, per un momento fate silenzio, ho qualcosa di importante da raccontarvi..."

18 maggio 2014

Ce l'abbiamo fatta!!!!
Ecco il risultato delle nostre fatiche.
I bambini sono orgogliosissimi del lavoro e non vedono l'ora che tu ci dica cosa ne pensi.
E' stato faticoso, soprattutto guidare e sintetizzare le 1000 idee che avevano, ma devo dire, che piace anche a me!
Grazie e ...conto sulla tua benevolenza....
Silvia


Castenaso, 25 Maggio 2014

Carissimi amici della seconda C,
sono stato molto contento di aver ricevuto la vostra ultima lettera. Ero impaziente, volevo "entrare" nella vostra scuola di scrittori. Mi è piaciuta l'idea dei soldati dell'esercito scuro che erano contenti che le loro armature  erano diventate tutte colorate. Originale anche il modo con cui Gelsomino e Bombolo sono stati tirati fuori dal libro.  Leggendo il racconto ho pensato:"Non vale mica la pena essere invidiosi". Mi sono divertito, specialmente nel finale (bello il nome dello scoiattolo dispettoso) bravi!
Forse vi aspettate qualche consiglio, diciamo, tecnico su come avete sviluppato il racconto. Ho poco da dirvi in verità. Naturalmente io l'avrei scritto in modo diverso perché non sono voi. Ma vi svelo un segreto: quando fra qualche tempo, magari durante l'estate, rileggerete quanto avete scritto direte:"ma perché ho scritto così? adesso scriverei cosà". A me succede sempre, è normale. Rimetterete mano al testo del racconto per diverso tempo fino a quando direte:"Basta! Ancora una virgola diversa e sarà peggio di prima." In quel momento la vostra revisione sarà terminata.
Vorrei comunque darvi dei suggerimenti:
una buona revisione del testo produce una nuova versione del racconto più breve della precedente. Non abbiate paura nel tagliare le parole inutili;
molto bella la descrizione del protagonista e dell'antagonista. Manca solo una cosa che il lettore non sa: perché Gelsomino aveva deciso di frequentare la scuola di scrittori?
quando Gelsomino è caduto nel libro mi sono chiesto: come mai era per terra aperto? Potreste spiegarmelo? In un racconto le cose non succedono per caso...
Il resto, come dicevo, lo raffinerete piano piano da voi, ne sono sicuro. 
Un abbraccio
Stefano


SHHH È UN SEGRETO
 Racconto della 2C scuola padre Marella

Tanto tempo fa viveva un giovane di nome Gelsomino Pallocchio.
Aveva i capelli rossi, corti e lisci, il naso a patata coperto di lentiggini, grandi occhi azzurri, era alto e robusto (gli piacevano i biscotti e la torta al cioccolato). Portava sempre jeans un po' strappati e magliette gialle o arancione, d'estate a maniche lunghe, e d'inverno a maniche corte, ah! aveva anche dei piccoli occhiali da vista con la montatura blu.
Gelsomino frequentava una scuola molto particolare: era una scuola per scrittori. La scuola “Scrittori all'opera”, si chiamava così, era circondata da un grande giardino tutto fiorito, era un edificio piccolo e basso, giallo e arancione. La scuola era frequentata da molti aspiranti scrittori,  un paio di questi erano cari amici di Gelsomino: i fratelli Profumoso, Primula e Primulo.
Quando Gelsomino entrò in quella scuola per la prima volta si stupì molto: l'interno era moooolto più grande di come sembrava da fuori. Le aule erano mooooolto spaziose e luminose, ogni banco, con il piano di cristallo trasparente, era attrezzato di computer, quaderno e penne. 
La biblioteca poi era la stanza più grande di tutte ed era completamente  informatizzata: si doveva esprimere la preferenza attraverso un computer, e il libro desiderato si illuminava sullo scaffale.
Fin da piccolo Gelsomino amava la scrittura, tanto che aveva vinto una medaglia per aver scritto una filastrocca. E proprio per quella medaglia aveva litigato con il suo vicino di casa Bombolo Poltrone, che non aveva avuto l' ispirazione giusta per partecipare allo stesso concorso.
La filastrocca era questa:
Gli scrittori scrivono tanto,
con impegno e poi d'incanto
tiran fuori storie e poesie
senza bugie.
Bombolo e Gelsomino frequentavano la stessa scuola di scrittori, ma non si erano mai incontrati, nei corridoi però, avevano sentito parlare l'uno dell'altro e la rivalità continuava.
Un brutto giorno Gelsomino e Bombolo si incontrarono in biblioteca e tutti e due avevano richiesto lo stesso libro “ Cuore d'inchiostro”. Si trovarono a litigare davanti al libro aperto caduto sul pavimento. 
Un vortice d'inchiostro nero risucchiò Bombolo e Gelsomino, che si ritrovarono nel bel mezzo di una battaglia fra soldati. La confusione era totale, l'esercito bianco fronteggiava l'esercito nero, che però avanzava più in fretta sventolando la bandiera nera. Gelsomino si trovò travolto dall'attacco micidiale, in un attimo si ricordò la storia che aveva già letto e decise di ribaltare il finale.  Bombolo si era prudentemente nascosto in un albero cavo, aspettando che passasse la bufera.  
Gelsomino tirò fuori dalla tasca la sua penna di colore aranciallo e spruzzò l'inchiostro verso l'esercito nero, i soldati accecati e disorientati si dispersero nella boscaglia.  Bombolo nel frattempo scappava all'impazzata per sfuggire alle ghiande lanciate da uno scoiattolo infuriato.
L'esercito bianco celebrò la vittoria e portò in trionfo Gelsomino.
I soldati dell'esercito nero si trovarono le armature rigate di inchiostro aranciallo e ne furono davvero contenti. 
Per i fratelli Profumoso intanto c'era la ricreazione e il loro passatempo preferito era giocare a nascondino. Una volta erano rimasti in un nascondiglio segreto per più di due ore e avevano perfino saltato la lezione di tango.  
Primulo e Primula si precipitarono in biblioteca per nascondersi  (e magari saltare la lezione di matematica) e videro un libro aperto sul pavimento....
si chinarono sulle pagine e si misero all'ascolto.
Una voce gridava: -Aiuto! Uno scoiattolo mi rincorre con le ghiande!!! Povero me! La mia testa!!!!- Primulo riconobbe la voce di Bombolo e pensò come tirarlo fuori da lì. Primula si sfilò i lacci dalle scarpe, la bandana dai capelli per annodarli insieme, ma erano corde troppo deboli e troppo corte per poter entrare dentro il libro.
Primulo e Primula sollevarono il libro scuotendolo con forza. Per prima cosa caddero dalle pagine delle ghiande, poi Gelsomino tutto spettinato, infine Bombolo con lo scoiattolo sulle spalle che gli tirava i capelli.
I fratelli Profumoso rimasero a bocca aperta per lo stupore, ma subito scoppiarono a ridere, mentre il povero Bombolo gridava: - Toglietemi da dosso questo scoiattolo!-
Si era fatta sera,  quattro ragazzi e uno scoiattolo uscirono dalla biblioteca, si promisero amicizia eterna e conservarono per sempre il loro grande segreto, lo scoiattolo diventò la mascotte della scuola e lo chiamarono Stefanoemme.


sabato 24 maggio 2014

Il racconto della 2A padre Marella: un castello pieno di personaggi

Siamo giunti alla conclusione di questa storia anche con i bambini della seconda A della scuola Marella. Ecco come rispondo alla loro ultima email in cui, con sodisfazione, mi inviavano il loro racconto "Il castello di Roma".

Castenaso, 25 Maggio 2014

Carissimi amici della seconda A,
sono stato molto contento di aver ricevuto la vostra ultima lettera. Ero impaziente, volevo conoscere il vostro racconto di classe dopo aver "divorato" tutti i racconti che avete voluto inviarmi. Mi sono permesso di pubblicarli tutti sul blog (uno spazio su internet) dove  ho riportato tutte le lettere che ci siamo scambiati. Ho pensato che la nostra avventura fosse troppo bella e valeva la pena di... raccontarla.
 Mi è piaciuta l'idea del cavaliere nero che, in fondo in fondo, non era cattivo come sembrava.  Leggendo tutto di un fiato il racconto ho pensato: "È vero, il pregiudizio si supera con l'ascolto  e l'attenzione".  Anche questo è un modo per rendere il mondo migliore e visto che il vostro racconto aveva questo obiettivo direi che lo avete centrato. Bravi!
Forse vi aspettate qualche commento, diciamo, tecnico su come avete sviluppato il racconto. Ho poco da dirvi in verità. Naturalmente io l'avrei scritta in modo diverso perché non sono voi. Ma vi svelo un segreto: quando fra qualche tempo, magari durante l'estate, rileggerete quanto avete scritto direte:"ma perché ho scritto così? adesso scriverei cosà". A me succede sempre, è normale. Rimetterete mano al testo del racconto per diverso tempo fino a quando direte:"Basta! Ancora una virgola diversa e sarà peggio di prima." In quel momento la vostra revisione sarà terminata.
Vorrei comunque darvi dei suggerimenti:
1) una buona revisione del testo produce una nuova versione del racconto più breve della precedente. Non abbiate paura nel tagliare le parole inutili;
2) Il titolo del racconto è importante, incuriosisce e spinge a leggere la storia. Il testo del vostro racconto parla di un castello dove si svolgono gli avvenimenti, ma non si dice che il castello è di Roma, come anticipato dal titolo.  Perché è importante che sia di Roma? Potete spiegarlo?
3) I personaggi del racconto non devono essere ne troppi ne troppo pochi. Il numero giusto non esiste, in ogni modo tutti, se sono nel vostro racconto, sono importanti e quindi meritano di essere descritti, anche brevemente. Se avete dei dubbi sul loro ruolo nel racconto, meglio toglierli, saranno protagonisti in un'altra storia, magari nella prossima che scriverete.

Il resto, come dicevo, lo raffinerete piano piano da voi, ne sono sicuro. Vorrei vedere i vostri disegni e, ancor di più, venirvi a trovare e ascoltare questo racconto direttamente dalla vostra voce, quest'anno se ci riusciamo o il prossimo.
Un abbraccio
Stefano


Ed ecco il racconto...

IL CASTELLO DI ROMA
dei ragazzi della classe II A, scuola Padre Marella.

C'era una volta un giovane che viveva in un castello:Reddy era il suo nome. Bianca, magica figura del bosco, volle avvisare re Jack, suo padre, di un pericolo che aveva le sembianze di un cavaliere nero. Fu così che in un giorno di fine estate gli scoiattoli videro un cavaliere dall'aspetto tetro, indossava una maschera nera ed anche il cavallo sul quale viaggiava era del colore di una notte senza stelle. Bianca venne avvertita. Intanto il cavaliere giunse alle porte del castello. Le guardie spaventate corsero a dare l'allarme. Il cavaliere era brutto, ma non era cattivo, anzi. Appena arrivò il poveretto scese da cavallo e, attorno a lui, si fece un silenzio di tomba. Erano giorni e giorni che cavalcava ed era stanco ed affamato, quando si avvicinava a qualcuno per chiedere aiuto queste persone scappavano urlando perchè avevano paura di lui. Reddy non aveva paura e capì la sua sofferenza: gli offrì da mangiare e da bere, oltre ad un giaciglio per la notte. Poi il giovane principe invitò il cavaliere nero a partecipare al torneo del giorno dopo. L’indomani il cavaliere incontrò una povera vecchina che gli chiese un pezzo di pane. Era Bianca: voleva capire se il cuore del cavaliere era buono. Il cavaliere, pur essendo in ritardo per la gara, si fermò per regalare alla vecchina il pranzo e poi la cena. Il giovane chiese scusa perché non poteva dare di più. Bianca, sentite quelle parole, lo trasformò. Il cavaliere nero era molto preoccupato : lui non si era accorto di essere cambiato. Se ne accorse quando vide il suo riflesso sull’armatura di Reddy che gli era andato incontro per salutarlo. Corse a specchiarsi nel laghetto lì vicino: la sua immagine riflessa nell’acqua svelava il suo cuore agli occhi degli altri. Era buono e la sua armatura era bianca.


martedì 20 maggio 2014

Il racconto della 2B padre Marella: abbiamo finito la storiaaaaa!!!!

Le lettere ormai si sussguono incalzanti, si sta arrivando alla conclusione dek nostro lavoro, si legge l'entusiasmo dei bambini anche in ciò che riporta Paola nelle  email di raccordo che mi invia. Ecco qui l'ultimo atto e, finalmente il  racconto di Speranza e Speranzì della seconda B della scuola padre Marella.

12 maggio 2014
Carissimo Stefano,
siamo i bambini e le bambine della 2^B di Marella.
Abbiamo finalmente finito di scrivere la nostra bellissima fiaba. L'abbiamo cost
ruita utilizzando le idee che ci avevi dato, unite alle nostre. 
I prossimi giorni faremo i disegni che rappresentano il racconto, lavorando in cinque o sei gruppi.
Ti inviamo una copia del racconto, leggilo e facci sapere se ti è piaciuto. A noi piace moltissimo!!!!!!!
Quando ci vieni a trovare?
Ti vogliamo bene.
Un abbraccio dalla 2^B

Castenaso, 21 Maggio 2014

Carissimi amici della seconda B,
Sono stato molto contento di aver ricevuto la vostra ultima lettera. Ero impaziente, volevo sapere come sarebbe finita l'avventura di Speranza ed il finale che avete scelto è proprio bello. Mi è piaciuta l'idea dell'arcobaleno come ponte fra il mondo reale e quello virtuale. Leggendo il racconto, tutto di un fiato, ho pensato: che bella la telestanza, ma gli amici di carne ed ossa che si preoccupano per un amico scomparso sono ancora più belli. E poi ho anche pensato: preferisco andare in vacanza e girare il mondo per davvero che risparmiare per comprare una televisione 70 pollici! Non se era vostra intenzione suscitare queste emozioni, non importa, ciò che è importante è che la vostra storia ha suscita emozioni. Bravi!

Forse vi aspettate qualche commento, diciamo, tecnico su come avete sviluppato il racconto. Ho poco da dirvi in verità. Naturalmente io l'avrei scritta in modo diverso perché non sono voi. Ma vi svelo un segreto: quando fra qualche tempo, magari durante l'estate, rileggerete quanto avete scritto direte:"ma perché ho scritto così? adesso scriverei cosà". A me succede sempre, è normale. Rimetterete mano al testo del racconto per diverso tempo fino a quando direte:"Basta! Ancora una virgola diversa e sarà peggio di prima." In quel momento la vostra revisione sarà terminata.
Vorrei comunque darvi dei suggerimenti:
1) una buona revisione del testo produce una nuova versione del racconto più breve della precedente. Non abbiate paura nel tagliare le parole inutili;
2) all'inizio del racconto avete usato il presente,  e poi siete saltati nel passato (imperfetto). Lo avete fatto di proposito? Decidete bene quali tempi usare altrimenti disorientate il lettore.
3) non date nulla per scontato: voi forse lo sapete, ma il lettore non immagina perché il robot Cirillo era famoso in tutto il mondo? E come mai esiste a Speranzì un robot scienziato?
4) L'arcobaleno è uno dei protagonisti della storia, importante quasi come Speranza: spendete qualche frase in più per spiegare bene come si è formato e come mai inizia nel mondo reale e finisce nel mondo virtuale dietro gli schermi della telestanza.

Il resto, come dicevo, lo raffinerete piano piano da voi, ne so o sicuro. Vorrei vedere i vostri disegni e, ancor di più, venirvi a trovare perché mi avete insegnato, con il vostro racconto, che è meglio incontrasi per davvero.
Un abbraccio
Stefano




 “LA TELESTANZA DI SPERANZA” 
Classe 2B scuola padre Marella
In un futuro lontano lontano, esiste un pianeta tutto verde di nome Speranzì  che, come la Terra,gira intorno ad una stella della dimensione giusta per scaldarlo. 
In quel pianeta abita una bambina di nome Speranza, vive in una città, Sperancity, costruita  sulle nuvole, perché  sul suolo  non c’è più spazio. Sperancity, come il suo pianeta, è verde: le case  sono di tutte le tonalità del verde, verde mela, verde bottiglia … ci sono dei simpatici laghetti pieni di acqua verde e anche le persone sono vestite di verde. Nella città cresce tanta erba. Su una collina svetta un castello enorme e al centro un grande smeraldo. All’interno dello smeraldo abita il famoso scienziato robot Cirillo, inventore e studioso conosciuto in tutto il mondo.
Speranza è una bellissima bambina di nove anni, molto generosa, ha tanti amici e un solo difetto: crede a tutto quello che le si racconta. Le piace giocare a basket con i suoi amici, gioca con una speciale palla spaziale che si illumina sempre ad ogni palleggio. Speranza sorride sempre.
Speranza abita in un appartamento al centoventottesimo piano di un grattacielo sospeso nel cielo, l’ascensore sale e scende quasi alla velocità della luce. Il tempo di premere un pulsante e si è già arrivati. In quella casa ci sono molti oggetti, ma il più importante è la telestanza, una televisione il cui schermo ricopre tutti e quattro i muri della stanza ove è installata.
Speranza è molto contenta di avere finalmente la telestanza . I genitori l’hanno acquistata solo da qualche giorno dopo aver risparmiato per quasi due anni. Ora hanno tutte le strumentazioni tecnologiche più richieste e più alla moda, hanno rinunciato a due anni di vacanze per avere tutto questo e ne vanno orgogliosi! 
In genere, prima della telestanza, Speranza tornava da scuola, faceva i compiti e dopo andava a giocare, ma ora  non ha più il tempo di giocare con gli amici, lo trascorre tutto nella telestanza.  Si chiude lì dentro,prende “Zapping”,  il telecomando, lo appoggia sulla fronte ed immediatamente i quattro muri si accendono. Una voce esce dagli altoparlanti e chiede gentilmente: “ Speranza dove vogliamo andare oggi? Cosa vuoi vedere di bello?”. La telestanza è capace di riconoscere chi la accende. Basta pensare ad un luogo e gli schermi proiettano paesaggi, suoni ed immagini di persone. Stando comodamente seduta in casa,la bambina  visita tutto il pianeta, luoghi che in altro modo non avrebbe mai potuto ammirare. La telestanza è una gran bella invenzione, pensa Speranza, un po’ costosa, è vero, ma molto utile. Speranza vede luoghi e persone, non sempre sono luoghi o persone reali o esattamente uguali alla realtà, ma questo lei non lo sa ed  è felice, perché la telestanza ha sempre qualcosa di interessante da proporre e raccontare. La bambina trascorre tutto il tempo libero davanti a questo fantastico oggetto. 
Giorno dopo giorno, gli amici, non vedendola più, cominciano a preoccuparsi, dov’è finita Speranza? Per prima cosa lo chiedono ai genitori della bambina, ma i genitori non si sono nemmeno accorti della sua scomparsa, perché troppo impegnati ad usare  tutte le stupende strumentazioni tecnologiche che  riempiono la loro casa. Gli amici cercano la bambina, di Speranza nemmeno l’ombra, cos’era successo? 
Era accaduto che a lungo andare la telestanza era diventata noiosa, Speranza aveva già visitato tutti i luoghi immaginabili. Stava pensando di spegnere la televisione, quando un pulsante del telecomando “Zapping”, più grande degli altri, attirò la sua attenzione. Era di colore rosso. Sotto si leggeva la scritta “vista automatica”. Cosa significava? Sul libretto delle istruzioni era scritto:
“Premere quando non si ha nessuna idea e si è a corto di fantasia; il telecomando penserà al posto dell’utente. Funzione da usare con cautela”.
Speranza, incuriosita, aveva premuto il bottone rosso e accostato il telecomando alla fronte. Lo schermo si era acceso e puff …  Speranza non c’era più.
Tutto era così strano intorno a lei, suoni, colori, immagini, parole, ruotavano  come una girandola, mentre lei rimaneva ferma, seduta sulla sedia. La telestanza era svanita, ora la bambina si trovava dall’altra parte degli schermi, era diventata parte delle immagini. Era tutto così bello e colorato, ancora meglio che la realtà. Quando Speranza decise che aveva visto abbastanza, ebbe una brutta sorpresa. Zapping, il telecomando, perfido aiutante della telestanza, non si staccava più dalla fronte della bambina, continuava a viaggiare in luoghi immaginari senza poter tornare nel mondo reale…
Ma torniamo agli amici di Speranza, mentre cercano l’amichetta  per tutta la casa, entrano nella telestanza e si accorgono che la bambina è intrappolata dietro ai grandi schermi,  sta cercando di liberarsi, ma inutilmente. I bambini non sanno come aiutarla ad uscire da lì, decidono  che l’unico che possa aiutare Speranza  è certamente Cirillo, lo scienziato robot, famoso  per i suoi esperimenti  e le sue invenzioni. Corrono al grande smeraldo e raccontano della scomparsa dell’amica a Cirillo. Sentita tutta la storia, lo scienziato domanda: “Per caso Speranza stava piangendo? Cercate di ricordare molto bene, cari ragazzi, perché  potrebbero essere proprio le sue lacrime a liberarla dalla televisione”. I ragazzi non capiscono  la domanda, ma rispondono di sì. Lo scienziato, allora, prende tutta l’attrezzatura necessaria e corre nella telestanza dove accende una macchina robotica. La macchina si avvicina allo schermo, vi appoggia un tubo a ventosa  e, come per magia, riesce a catturare tutte le lacrime della bambina e a lanciarle in aria. Improvvisamente un raggio di sole luminoso e caldo, illumina le piccole gocce che cadono come pioggia formando un meraviglioso arcobaleno. Speranza comprende subito, sale sull’arcobaleno, lo percorre lentamente come un lungo ponte  e riesce ad uscire!
Finalmente Speranza può riabbracciare i suoi genitori e i suoi cari amici che l’hanno liberata.
Da quel giorno tornerà a giocare a basket in una Sperancity tutta colorata!

Piovono fiabe dalla seconda A scuola Marella

I bambini della seconda A della scuola elementare Padre Marella sono stati per qualche girno senza Brunella, la loro insegnante, i soliti mali di stagione. Ma ormai sono degli scrittori e dopo aver letto la mia email di risposta sono andati in "auto gestione" e ognuno di loro ha scritto un suo racconto. Alcuni hanno seguito la traccia da me indicata, altri invece desideravano condividere e rielaborare le fiabe sentite da piccoli (si riconoscono chiaramente). Altri ancora dovevano dare sfogo alla loro fantasia o alle loro paure, raccontarsi protetti da un mondo fantastico che li preserva da giudizi o rimporveri da parte dei grandi.
Riporto senza ulteriori commenti tutti i racconti, sono tutti a loro modo bellissimi perchè "veri". Alcuni racconti offrono spunti interessanti, forse diventeranno libri, ma questo non è importante. Nota di merito per i titoli, sono davvero strabiglianti.





RACCONTI DELLA CLASSE II A Padre Marella

L’ ENIGMA
Racconto di Elena D.

C’era una volta, tanto tempo fa, una scuola malmessa, vecchia e non più frequentata dai bambini per legge. La scuola si chiamava Padre O. Marella.
Alcuni dicevano che era abitata da un orco che se vedeva anche solo un bambino, gli sanguinavano le labbra dalla fame.
C’era però in una scuola lontana, la più frequentata dai bambini, una classe che non credeva nella storia dell’orco, anzi i bambini sapevano che dentro la vecchia scuola c’era un antico libro sul quale c’erano scritte delle cose fantastiche. Così un giorno un’alunna di nome Elena e di cognome De Gregorio, disse alla sua classe che dovevano andare a cercare il libro, i genitori erano spaventatissimi. Il libro non si riusciva a trovare, finchè un giorno lo trovò Bianca.

domenica 18 maggio 2014

Il pianeta Speranzì della seconda B

Dopo aver raccolto le prime idee, ecco che il racconto della seconda B della scuola Marella prende forma. Mi scrive l'insegnante Paola in una email dove condivide con me "l'umore della classe":

"... immagino che, in mezzo ai tuoi mille impegni, ti ci vorrà un po' di tempo prima di inviarci la risposta, non c'è fretta!
Volevo dirti che i bambini erano emozionatissimi all'idea di scriverti e di chiedere aiuto proprio a te, "Un adulto, scrittore vero!", così hanno detto. Mi hanno veramente sorpreso, pensavo che l'idea fosse simpatica, ma non avrei mai creduto che suscitasse un tale entusiasmo. Sono molto felice, perchè vedo che la motivazione è alle stelle e anche i più indolenti partecipano con un gran brio!"

i bambini hanno deciso di seguire uno degli spunti che avevi proposto, ecco in che modo.


19 marzo 2014

Carissimo Stefano,
come procedono i tuoi progetti di scrittore?
Grazie per averci risposto e dato dei consigli molto utili e importanti per costruire la nostra fiaba.
La tua lettera era bellissima, la maestra ne ha fatto una copia per ognuno e adesso è conservata nel nostro quaderno d' Italiano!!!
Abbiamo parlato, proposto e votato le nostre idee.Ecco cosa è saltato fuori:
il COLORE della nostra storia sarà il VERDE come SPERANZI'.

Il PROTAGONISTA sarà una bambina di nome SPERANZA. L'ANTAGONISTA sarà un oggetto capace di muoversi e parlare.
sarà una TELEVISIONE SPAZIALE ed il suo fedele
collaboratore sarà ZAPPING, un telecomando un po' pazzo .

Abbiamo pensato anche che l'ELEMENTO MAGICO  potrebbe
essere un ARCOBALENO » , ma non abbiamo idee
sull'AIUTANTE che va in soccorso della protagonista in difficoltà. Veramente ci stiamo chiedendo se sia importante e fondamentale trovare l'aiutante, forse è sufficiente l'elemento
magico... Tu cosa ne pensi? Potresti suggerirci anche un titolo simpatico? Se hai idee originali da sostituire alle nostre, faccelo sapere e faremo tutte le modifiche consigliate. Avremmo un'altra proposta da farti, che ne dici se tu inizi a
scrivere la fiaba e noi la continuiamo? Aspettiamo la tua risposta e, intanto, ti inviamo un grande
bacione . 
Salutaci i tuoi figli GRAZIE 1000!!!

Ho dovuoto pensarci bene prima di trovare un filo comune per unire tutti gli elementi proposti, alcuni ovviamente stereotipati. Bella sfida che ho così affrontato.

6 aprile 2014

Carissimi amici della 2B,
sono contento di avere nuovamente vostre notizie e di sapere che il vostro racconto sta prendendo piano piano forma. Il verde è un bellissimo colore, mi fa pensare ai campi da calcio e alle colline che circondano Bologna. Siete mai stati sul Monte Donato? Da lì, Bologna e le due torri sono piccole piccole. Se tira vento si può far volare l'aquilone e di sera, nella notte di San Lorenzo, le stelle cadenti si contano a centinaia. Vorrei tanto che anche nel futuro ci fossero ancora tanti Monte Donato e che le persone non dimenticassero lo stupore nell'ammirare la loro bellezza. 
Leggendo quanto mi avete scritto, alla protagonista e all'antagonista che avete scelto, mi sono domandato: quando vado in vacanza, quanto tempo mi fermo ad ammirare con i miei occhi le montagne, il mare, le piazze ed i monumenti dei luoghi  che visito? Quanto tempo invece passo a scattare fotografie? Guardare  il mondo direttamente con i propri occhi o filtrato attraverso lo schermo della televisione, del computer o della macchina fotografica che sia, non è la stessa cosa. Provate!
 Secondo voi, la nostra fiaba potrebbe raccontare tutto questo? E una televisione del futuro potrebbe fare al caso nostro?
Allora, il racconto potrebbe incominciare così...

LA TELESTANZA DI SPERANZA

C'era una volta un pianeta che in tutto e per tutto assomigliava alla Terra tanto che a qualcuno era venuto il sospetto che lo fosse  davvero. Si chiamava Speranzì e come la Terra, girava intorno ad una stella della dimensione giusta per scaldarla. 
In quel pianeta abitava una bambina di nome Speranza, viveva in una città fra le nuvole, perché, sul suolo, non c'era più spazio. Il suo appartamento era al centoventottesimo piano di un grattacelo sospeso nel cielo, l'ascensore saliva e scendeva quasi alla velocità della luce. Il tempo di premere il pulsante e si era già arrivati.
In quella casa c'erano molti oggetti ma il più importante era la telestanza, una televisione il cui schermo ricopriva tutti e quattro i muri della stanza ove era installata. 
Speranza era molto contenta di avere finalmente la telestanza. I genitori l'avevano acquistata solo da qualche giorno dopo aver risparmiato per quasi due anni. Tutti nella sua città avevano la telestanza e lei si sentiva a disagio nell'essere l'unica senza.
Quando Speranza tornava a casa da scuola, mangiava in fretta e si chiudeva nella telestanza. Prendeva il telecomando, lo appoggiava sulla fronte ed immediatamente i quattro muri si accendevano.  Una voce usciva dagli altoparlanti e chiedeva gentilmente "Speranza, dove vogliamo andare oggi?". La telestanza era capace di riconoscere chi la accendeva. Bastava pensare ad un luogo e gli schermi proiettavano paesaggi, suoni ed immagini di persone. Stando seduti in casa Speranza poteva visitare tutto il pianeta, luoghi che in altro modo non avrebbe mai potuto ammirare. La telestanza era una gran bella invenzione, un po' costosa, è vero, ma molto utile. 
Speranza trascorreva tutto il tempo libero che aveva nella telestanza, pensava ad un luogo  e TAC, gli schermi si illuminavano ed era come essere lì. Non giocava più con gli amici, tanto poteva farlo con le persone che vedeva sugli schermi che la avvolgevano. Avevano sempre qualcosa di interessante da proporre e raccontare e poi, quando era lei a parlare, la ascoltavano interessati e rispondevano alle sue domande.
"Speranza, Speranza, vieni a tavola?" chiamavano i genitori all'ora di cena, e Speranza arrivava dopo un po', la mamma doveva chiamarla almeno per cinque minuti. Giorno dopo giorno, i minuti divennero dieci, poi venti fino a quando, una sera, il papà seccato di non aver avuto risposta andò a cercarla nella telestanza ma era vuota con gli schermi oscurati. Cosa era successo?
Anche la telestanza, a lungo andare, era diventata noiosa, dopo tutto proiettava ciò che desiderava Speranza e lei non sapeva più quale luogo visitare. Un pulsante del telecomando, più grande degli altri, aveva attirato la sua attenzione. Era di colore rosso. Sotto si leggeva la scritta "vista automatica". Cosa significava? Sul libretto  delle istruzioni era scritto: 
"Premere quando non si ha nessuna idea e si è a corto di fantasia; il telecomando penserà al posto dell'utente. Funzione da usare con cautela". 
Speranza, incuriosita, aveva premuto il bottone rosso, accostato il telecomando alla fronte. Lo schermo si era acceso e puff... Speranza non c'era più.
Tutto era così strano intorno a lei, suoni, colori, immagini, parole, profumi ruotavano come una girandola mentre lei rimaneva ferma, seduta sulla sedia, circondata dagli schermi neri  della telestanza. Già,  perché la telestanza era svanita, Speranza si trovava dall'altra parte, era diventata parte delle immagini. Speranza sapeva bene che ciò che vedeva e sentiva non era reale, ma era tutto così bello, colorato, ancora meglio che la realtà. Quando Speranza decise che aveva visto abbastanza, ebbe una brutta sorpresa. Il telecomando non si staccava dalla fronte, continuava a viaggiare in luoghi immaginari senza poter tornare nel mondo reale....

Che ne dite dell'avventura di Speranza? Come farà a tornare nel mondo reale? Adesso occorre tirare fuori Speranza da lì, ovunque sia, ed inoltre, aspetto molto importante, è necessario rileggere  quanto ho scritto, modificare quanto non vi convince e soprattuto togliere le parole di troppo. Una buona revisione di bozza ha quasi sempre come effetto quello di accorciare il testo.
Aspetto vostre notizie e buon finale di storia. 
A presto




domenica 11 maggio 2014

Per la seconda A una fiaba per cambiare il mondo

La  seconda A ha deciso che anche le fiabe possono cambiare il mondo, forse perché sono capaci di arrivare dritti al nocciolo delle questioni ed il lettore, grande o piccolo non può fare a meno di interrogarsi o decidere di non voler essere coinvolto. Di certo non può dire "non mi riguarda". Le fiabe che hanno resistito ai secoli e che ispirano quelle ancora da scrivere sono così, stringenti e dirette come un sorriso franco. Queste sono le emozioni che ho provato quando ho letto la lettera della seconda A della scuola primaria p. Marella.


15 marzo 2014

Carissimo Stefano,
come stai? Come sta tua moglie? Come stanno i tuoi figli?
Alcuni di noi vogliono diventare scrittori, anzi già ora c'è, tra noi, chi scrive delle storie o dei diari sulle avventure di viaggio.
Abbiamo deciso di scrivere una fiaba come classe per pubblicarla sul giornale della scuola (Riccardo Zuffi ha già pubblicato un suo articolo).
Noi abbiamo letto le informazioni che tu hai scritto nel tuo sito internet, ci sono sembrate molto interessanti, soprattutto dove tu dici che vuoi puntare in alto, anche noi siamo d'accordo con te.
Vogliamo scrivere una fiaba che racconti di un "cattivo" che diventa "buono".Noi siamo "rivoluzionari" e vogliamo dare la speranza a tutti di poter cambiare.
Se sei così gentile da trovare il tempo di leggere le nostre idee, ti manderemmo una fiaba la prossima settimana, poi tu ci dirai come potremmo migliorarla.
Scusa il disturbo, ti ringraziamo e ti auguriamo una buona festa del papà.
Salutaci con affetto la tua meravigliosa famiglia.
 I bimbi della classe II A

Ecco la mia proposta, si possono operare rivoluzioni sconvolgenti anche in punta di piedi, il mondo può davvero migliorare anche  vivendo in profondità il significato di tre parole, permesso, scusa e grazie.

23 marzo 2014

Carissimi amici della 2A,
sono davvero felice di ricevere vostre notizie. E' arrivata la primavera ed io sono molto contento perché il sole e la natura che si risveglia mi mette molta allegria. Ilse, mia moglie sta bene così come i nostri tre figli, Lize Matteo e Jonas (in ordine di apparizione nel mondo). In questo periodo siamo molto impegnati nel rendere bello un bosco... Già, un bosco di castagni che fu di mio nonno, del nonno di mio nonno, del... insomma,mia mamma ha chiesto se potevo occuparmene perché é molto antico e ha bisogno di cure. Ospita più di settanta castagni secolari e altre piante più giovani. É una bella avventura che nasconde molte storie da raccontare, forse anche la vostra.

[....] Adesso però  raccontatemi di voi e della storia che intendete scrivere. Mi pare una buona idea quella che avete avuto, avete già scelto il colore che avrà il vostro racconto? Quando scrivo una storia è la prima cosa a cui penso, anche quando mi sveglio alla mattina. Mi dico: "ma che colore avrà oggi la giornata di lavoro"?  Scegliete un colore per il vostro racconto e il più sarà fatto. Mentre leggevo la vostra lettera ho subito pensato a tre parole: permesso, grazie e scusa. Secondo voi è possibile che il vostro racconto sia ambientato in un castagneto di montagna e che il protagonista debba risolvere un'enigma basato su queste tre parole? Potrebbe essere che, nel vostro racconto, il bosco stia avanzando inghiottendo i castagni secolari, dal giorno alla notte... Ma perché? Il protagonista chi sarà? 
Come salvare il bosco e, soprattutto, chi sta tramando nel buio? Tre parole per salvare un castagneto, sembra davvero impossibile, ma ricordatevi che nella vostra storia tutto può accadere. 
Per il momento vi lascio, aspetto con impazienza una vostra risposta e, nel frattempo, proverò ad immaginare un castagneto inghiottito dal bosco...





giovedì 8 maggio 2014

Gli apprendisti scrittori della 2C

La prima email della seconda C della scuola padre Marella non si è fatta attendere. Anche loro avevano una storia da  raccontare e volevano il mio aiuto per scriverla. Evidentemente ricordavano ancora molto bene l'incontro con lo "scrittore" dell'anno precedente perché il protagonista del racconto sarebbe stato uno scrittore in una scuola di scrittori. Soggetto non semplice per una fiaba e comunque  difficile da sviluppare in modo originale  in cinquemila caratteri o qualcosa di più. Ho consigliato anche a loro di di scegliere un colore per caratterizzare l'emozione che desideravano trasmettere con la fiaba. È un buon modo per guardarsi dentro e leggere come ci sentiamo, cosa proviamo in quel momento. È il primo passo essenziale per dare originalità alla fiaba che ci apprestiamo a scrivere.
Ho anche suggerito di capovolgere il punto di vista: perché non pensare ad un gruppo di bambini che, per qualche ragione tutta da inventare, andavano a casa dello scrittore?
Ecco quanto mi hanno scritto i bambini della 2C.


11 marzo 2014
Caro   Stefano   come stai? ti  ricordi di noi?  adesso siamo in II C, l'anno  scorso eravamo in I C ci avevi letto alcuni tuoi racconti che ci erano piaciuti molto .
Quest'anno il racconto vogliamo scriverlo noi! ci piacerebbe che il protagonista fosse uno scrittore alle prese con un racconto ambientato in una scuola di scrittori. Ci puoi aiutare con qualche idea ? grazie tante speriamo  di vederci presto 

gli alunni della II C

La mia risposta...

20 marzo  2014
Cari amici della seconda C,
sono davvero felice di ricevere vostre notizie.
[.....] Adesso però raccontatemi di voi e della storia che intendete scrivere. Quando penso ad una storia da scrivere mi dico: "ma che colore avrà questo racconto?". È bello pensare alla mattina: "ma che colore avrà oggi la giornata a scuola"?  Io lo faccio spesso prima di recarmi al lavoro e mi accade anche quando mi accingo  a scrivere una storia. Scegliete un colore per il vostro racconto e il più sarà fatto. Mi scrivete che avete già pensato all'ambientazione (chiedete alla maestra se ho usato il termine giusto): uno scrittore in una scuola di scrittori... qui entra in scena il colore che volete dare alla vostra storia. Pensate ad un giallo misterioso, oppure ad un nero come un castello infestato da "presenze" malvagie (ma saranno fantasmi oppure altro...)? Potrebbe essere invece un bel verde, come la curiosità oppure un grigio come il caso (ma il caso esiste nella vostra storia?). Una volta individuato il colore sarà più semplice scoprire chi è il protagonista del racconto e chi l'antagonista. Ultima cosa, siete proprio sicuri che nel vostro racconto lo scrittore va nella scuola di bambini che vogliono diventare scrittori, oppure potrebbe accadere che siano i bambini ad andare a casa dello scrittore? Come, quando, tutti insieme o uno per volta, per quale motivo? non saprei... e voi?
Ricordatevi che in una storia tutto può accadere. Per il momento vi lascio, aspetto con impazienza una vostra risposta e, nel frattempo, proverò ad immaginare come potrebbe essere fatta una scuola per scrittori o la casa dello scrittore del vostro racconto.
Un abbraccio 
Stefano